Campionato calcio settore giovanile
Quando ho cominciato a giocare a calcio a sei/sette anni avevo una borsa più pesante di me sulle spalle. Mi recavo al campo per gli allenamenti due volte alla settimana, a piedi, camminando per circa 1 km. da solo. I miei non erano appassionati di calcio e probabilmente ai quei tempi avevano altro da pensare. Giocavamo sotto la pioggia e con la neve sul campo, con un pallone fosforescente. Al freddo, al gelo, sotto l’acqua. Non mi sono mai lamentato e non volevo mancare ad un allenamento. A volte nascondevo di avere il raffreddore ai miei e andavo lo stesso a GIOCARE. E poi che bello a fine allenamento: una doccia CALDA. Ogni allenamento significava per me l’occasione per dimostrare la mia passione e la mia voglia di migliorare. E credetemi ad ogni allenamento andavo a casa sempre più contento, aspettando con ansia il prossimo. Il primo anno ho GIOCATO quasi sempre in panchina. Questo mi è servito… Dal secondo anno fui sempre titolare. Ma la soddisfazione più grande era quando agli allenamenti sentivo dire dall’allenatore “…ragazzi dovete impegnarvi, prendete esempio da “XXXX”. Durante le partite sentivo i commenti dei genitori di alcuni miei compagni, che venivano richiamati, le urla verso l’arbitro,e a volte verso gli allenatori. In me contrastava il sentimento di tristezza per non avere i miei a vedere la pariita, ma nello stesso tempo pensavo come mi sarei sentito se anche i miei genitori avessero tali comportamenti…. Oggi faccio l’allenatore dei bimbi e vorrei insegnare loro prima di tutto che ci sono delle regole da rispettare: gli orari dell’allenamento, ascoltare in ordine i mister, fare sempre la doccia a fine allenamento, rispettare i propri compagni, essere veri sportivi, accettare la sconfitta, ammettere quando qualcuno è più bravo e prenderlo come esempio per migliorare. Ma questo i bimbi lo accettano senza problema. Poi se gli piace questo GIOCO impareranno da soli….a giocare a calcio. Ma allora quali sono i problemi per un piccolo calciatore: forse giocare al freddo, con la pioggia, con il vento, perdere una, due partite… Per me questi non erano dei problemi e neanche per tanti dei miei compagni. Io non ero condizionato da nessuno e volevo solo crescere e migliorare con la MIA TESTA. Ancora oggi non riesco ad arrabbiarmi con un arbitro se sbaglia a fischiare un fallo. Del resto deve prendere decisioni in una frazione di secondo. Può anche sbagliare, però se ne accorge mezzo secondo dopo e difficilmente può tornare indietro. A volte da allenatore è capitato che fare un cambio si è rilevato negativo: magari dopo due minuti abbiamo preso un goal. E allora è colpa dell’allenatore che non doveva fare il cambio. Altre volte effettuare un cambio con lo stesso giocatore ha fatto sì che lo stesso giocatore dopo 30 secondi ha fatto goal. Bravi ragazzi, bravo mister… Bè anche in questi casi chi ha la responsabilità di certe scelte non può tornare indietro. E’ forse per questo che io non mi sono mai permesso di giudicare l’allenatore di mio figlio. Ho sempre pensato che la palla è ROTONDA, e come si può recuperare una partita sotto di 4 goal, si può anche perdere una partita in cui si vinceva 4-1. Per me e per i bimbi sono solo esperienze da cui trarre elementi per migliorare.
Lino
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